Bracconaggio: guardaparco arrestati in Africa e Asia. Rapporto ONU conferma che la più grande minaccia è la corruzione

14 giugno 2016

Il guardaparco Mpaé Désiré è stato arrestato per coinvolgimento nel commercio illegale di fauna. Nel 2015 era stato accusato di aver picchiato uomini Baka. © Facebook

Questa pagina è stata creata nel 2016 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Un nuovo rapporto ONU ha confermato che, in molti parti del mondo, al cuore dei crimini contro la fauna vi sono funzionari corrotti, e non i gruppi terroristici o i popoli indigeni che cacciano per nutrire le loro famiglie.

I risultati del rapporto sono arrivati in concomitanza con un’ondata di arresti di guardaparco in Africa e Asia, facendo crescere il timore di “un’epidemia” mondiale di bracconaggio e corruzione tra i guardaparco che dovrebbero proteggere le specie in via di estinzione.

Tra i recenti arresti per corruzione nell’ambito della conservazione vi sono:

-Un guardaparco in Camerun, Mpaé Désiré, e un capo della polizia locale arrestati per sospetto coinvolgimento nel commercio illegale di avorio nella terra ancestrale dei ‘Pigmei’ Baka e di altre tribù della foresta. I Baka avevano accusato Mpaé di aver picchiato gli indigeni e dato fuoco a uno dei loro accampamenti nella foresta dopo aver accusato loro di bracconaggio.

Il WWF finanzia i guardaparco in questa parte del Camerun almeno dal 2000, nonostante le segnalazioni di arresti, pestaggi e torture ai danni dei cacciatori indigeni per mano delle stesse guardie.

Un uomo Baka aveva detto a Survival nel 2013 che “i guardaparco aprivano scatole di sardine e le lasciavano come esca per attirare i leopardi e dar loro la caccia per le pelli.”

“I guardaparco non vogliono nessuno di noi nella foresta, così che nessuno possa sentire i colpi di pistola quando cacciano abusivamente” aveva detto un altro uomo.

E altrove nel mondo:

- Quattro guardie forestali sono state arrestate per coinvolgimento nella caccia di frodo di rinoceronti indiani in via di estinzione nella famigerata riserva di Kaziranga, in India, dove i guardaparco sono incoraggiati a sparare a vista a chiunque sospettino di bracconaggio. In soli 9 anni sono state uccise 62 persone.

- Nella riserva delle tigri di Pench, nell’India centrale, una guardia – chiamata nel rapporto Vipin Varmiy – è stata arrestata per aver ucciso una tigre e i suoi due cuccioli.

Questa tigre sarebbe stata uccisa da un guardaparco nella riserva delle tigri di Pench, in India. © Survival

Un recente rapporto della Brookings Institution ha confermato che le grandi organizzazioni per la conservazione stanno fallendo la missione di contrastare i veri bracconieri: criminali che cospirano con funzionari corrotti. L’esistenza di un collegamento tra corruzione e crimini contro la fauna è stata denunciata anche in Tanzania, in Sud Africa, in Kenya, in Zimbabwe, in Uganda e in Indonesia.

Il coinvolgimento di guardie armate nel bracconaggio in paesi dove vengono adottate tecniche militari ai fini della conservazione solleva interrogativi circa l’opportunità dell’utilizzo di violenza e intimidazioni per proteggere flora e fauna. In molte parti del mondo, la conservazione armata ha causato violenze contro i popoli indigeni locali, come in Camerun o in India, dove le esecuzioni sommarie nel nome della conservazione rischiano di diventare ancora più diffuse.

Nel febbraio 2016, Survival ha presentato un’Istanza all’OCSE contro il WWF per il suo coinvolgimento nel finanziamento di progetti di conservazione repressivi e spesso violenti nel Camerun sud-orientale, anziché nella lotta ai veri bracconieri. Perseguitare i migliori alleati dell’ambiente invece di intraprendere azioni reali per combattere questi problemi sistemici, arreca un grave danno alla conservazione.

“La risposta della conservazione al bracconaggio è stata quella di accusare gli indigeni locali quando cacciano per nutrire le loro famiglie, di sostenere le politiche dello ‘sparare a vista’ e di incolpare i terroristi” ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival International, Stephen Corry. “Nessuna di queste risposte funziona, anzi, stanno danneggiando la conservazione. I veri bracconieri sono criminali, tra cui ci sono anche guardaparco, che cospirano con funzionari corrotti. Mentre le grandi organizzazioni per la conservazione stringono partnership con l’industria e il turismo, danneggiano i veri alleati dell’ambiente – i popoli indigeni che hanno vissuto e gestito i loro ambienti per millenni. Dovrebbero essere i popoli indigeni a guidare il movimento ambientalista: sanno chi sono i veri bracconieri, possono proteggere la loro terra dal disboscamento, difendono la biodiversità e sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro.”

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