L’ONU condanna “l’attacco” del Brasile ai popoli indigeni

12 giugno 2017

Le Nazioni Unite hanno condannato il violento attacco del Brasile nei confronti dei diritti indigeni, che minaccia di spazzare via le tribù incontattate. © G. Miranda/FUNAI/Survival

Questa pagina è stata creata nel 2017 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Le Nazioni Unite e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani hanno condannato “l’attacco” del Brasile contro suoi popoli indigeni.

Con una nuova dichiarazione, gli esperti delle Nazioni Unite e della Commissione Interamericana hanno avvertito che gli Indiani brasiliani corrono rischi gravissimi, se i politici continueranno a spingere per indebolire i loro diritti territoriali duramente conquistati.

La Costituzione del Brasile stabilisce che i territori indigeni devono essere demarcati e protetti per uso esclusivo degli Indiani. Tuttavia, i politici anti-indigeni legati alla potente lobby dell’agribusiness chiedono emendamenti legislativi che potrebbero permettergli di rubare e distruggere queste terre per fare posto a piantagioni di larga scala e progetti di “sviluppo”. Questo è l’attacco più grave che gli Indiani brasiliani hanno subito negli ultimi decenni.

Senza le loro terre, i popoli indigeni non possono sopravvivere. Le tribù di tutta la nazione si sono unite per protestare contro questo attacco ai loro diritti. Un leader indigeno, Adalto Guarani, ha dichiarato che i progetti dei politici “sono come una bomba atomica… che potrebbe uccidere tutti gli Indiani in Brasile” e ha incoraggiato le persone di tutto il mondo a passare all’azione.

Il Brasile ospita più di 250 tribù, di cui oltre un centinaio sono incontattate e rifiutano il contatto con la società dominante. Le tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili del pianeta. Rischiano il genocidio e saranno uccise dalle malattie e dalla violenza portate dagli invasori se le loro terre non saranno protette, ma le squadre governative incaricate di tenere lontani gli estranei sono paralizzate a causa dei recenti tagli al bilancio.

La dichiarazione critica fortemente “l’illegittima criminalizzazione” degli alleati dei popoli indigeni. La lobby dell’agribusiness anti-indigena ha promosso un’inchiesta il cui resoconto, pubblicato recentemente, attacca i leader indigeni, gli antropologi, i pubblici ministeri e le ONG, compresa Survival International. Il rapporto è stato accolto con stupore e incredulità sia in Brasile che fuori.

Gli esperti hanno sottolineato che durante gli ultimi quindici anni il Brasile ha assistito “al più alto numero di omicidi di difensori della terra e ambientalisti rispetto a qualsiasi altro paese.” Decine di leader indigeni sono stati assassinati negli ani recenti, in seguito ai tentativi di rioccupare la loro terra ancestrale. Lo scorso mese, tredici indiani Gamella sono stati ricoverati dopo un violento assalto da parte di sicari armati con machete in Amazzonia.

Le Nazioni Unite e la Commissione Interamericana hanno raccomandato che “il Brasile deve rafforzare la protezione legale e istituzionale dei popoli indigeni”.

Survival ha lanciato una campagna a difesa dei diritti indigeni in Brasile.

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