Boscimani: 10 anni di abusi nonostante la storica vittoria legale

4 luglio 2014

Il governo del Botswana continua a perseguitare, minacciare e torturare i Boscimani, nonostante la loro storica vittoria giudiziaria del 2006. © Survival International

Questa pagina è stata creata nel 2014 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Esattamente dieci anni fa – il 5 luglio 2004 – iniziava lo storico processo con cui i Boscimani del Botswana contestavano lo sfratto illegale dal loro territorio ancestrale. Un processo che i Boscimani hanno poi vinto, ma da allora il governo del Botswana ha continuato a perseguitarli, nonostante le condanne nazionali e internazionali.

Con la sentenza del dicembre 2006 la Corte Suprema del Botswana stabilì che lo sfratto degli ultimi cacciatori Boscimani dalla Central Kalahari Game Reserve era “illegittimo e anticostituzionale”, e che essi avevano il diritto di vivere, cacciare e raccogliere all’interno della Riserva senza dover richiedere permessi d’ingresso.

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Tuttavia, nonostante il verdetto, il governo del Botswana ha:
- negato ai Boscimani l’accesso all’acqua in una delle regioni più aride al mondo;
- impedito loro di praticare la caccia di sussistenza con minacce, torture e arresti;
- imposto alla maggioranza dei Boscimani di richiedere un permesso restrittivo per entrare nella riserva;
- vietato l’accesso nel paese al loro avvocato storico, che aveva difeso con successo i Boscimani in tre diversi processi, impedendogli così di rappresentare i suoi clienti;
- accusato i Boscimani di danneggiare la fauna all’interno della Riserva (senza addurre alcuna prova a sostegno), ma allo stesso tempo permettendo a una miniera di diamanti di continuare a operare e rilasciando licenze per la controversa pratica del fracking.

La Corte Suprema del Botswana aveva descritto il caso come “una storia straziante di sofferenza e disperazione umana”; l’ex consigliere ONU sull’acqua Maude Barlow ha dichiarato che “è difficile immaginare un modo più crudele e disumano di trattare delle persone”; l’attivista politico ed ex prigioniero di Robben Islan Michael Dingake ha dichiarato che “impedendo [ai Boscimani] di cacciare, il governo li vuole letteralmente ridurre alla fame e costringerli ad arrendersi”, e il giornalista della BBC John Simpson ha parlato delle politiche del governo come di una “pulizia etnica del Kalahari”.

L'avvocato dei Boscimani Gordon Bennet con i suoi clienti nel 2004. Da allora il governo gli ha vietato l'ingresso nel paese. © Survival International

Il trattamento riservato dal Boswana ai Boscimani è stato condannato anche dalla Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli, dal Dipartimento di Stato americano, dalle Nazioni Unite, dall’Arcivescovo e Premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, e dai media locali e internazionali.

Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha lanciato il boicottaggio del turismo in Botswana, da mantenere fino a quando i Boscimani non potranno vivere liberamente e in pace nella loro terra. Diverse agenzie di viaggio e oltre 8.000 persone si sono unite al boicottaggio, e una campagna pubblicitaria internazionale ha già portato il messaggio a centinaia di migliaia di viaggiatori in tutto il mondo.

“Come se privare i Boscimani dell’acqua e allontanarli dalla loro terra non fosse abbastanza, ora sono anche accusati di ‘bracconaggio’ perché cacciano per sopravvivere” ha dichiarato il Direttore generale di Survival Stephen Corry. “I Boscimani rischiano l’arresto, le torture e la morte, mentre i cacciatori di trofei paganti vengono incoraggiati a farlo. I turisti che visitano i parchi faunistici del Botswana dovrebbero chiedersi quante comunità indigene sono state distrutte per creare questa riserva…”

Nota ai redattori:

- Leggi alcune delle critiche mosse al governo del Botswana per il trattamento riservato ai Boscimani (pdf, in inglese 639 KB)

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