Diciannove comunità 'pigmee' denunciano i conservazionisti per sfratti e violenze

15 dicembre 2016

Ndoye, una donna Baka del Camerun. Nella sua comunità, cinque persone sarebbero morte per mano dei guardaparco finanziati dal WWF. © Survival

Questa pagina è stata creata nel 2016 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

Nel corso di una protesta senza precedenti, 19 comunità ‘pigmee’ dell’Africa Centrale hanno denunciato i progetti di conservazione in corso nelle loro terre. Undici di queste comunità hanno chiesto ai conservazionisti di smettere di finanziare le squadre anti-bracconaggio che hanno commesso abusi nei loro confronti.

Il WWF (Fondo Mondiale per la Natura) e la Wildlife Conservation Society (WCS) – due delle maggiori organizzazioni per la conservazione – hanno contribuito a istituire nella regione delle aree protette da cui i popoli indigeni sono stati sfrattati illegalmente.

I “Pigmei” Baka e Bayaka, e i loro vicini, subiscono da anni violenze, intimidazioni e abusi per effetto di questi progetti di conservazione attuati in Camerun, Congo e Repubblica Centrale Africana. Ma le organizzazioni che stanno dietro questi progetti, come il WWF e la WCS, non hanno cambiato il loro approccio e continuano a finanziare le squadre anti-bracconaggio.

Le tribù del bacino del Congo hanno vissuto in modo sostenibile nelle foreste dell’Africa centrale per generazioni. © Selcen Kucukustel/Atlas

“Come potremo sopravvivere in questo mondo? A coloro che danno denaro [ai conservazionisti], noi chiediamo: volete che ci uccidano? Noi non viviamo più bene” hanno scritto i Baka in una lettera.

Alcuni Bayaka del villaggio di Socambo hanno invece affermato: “Nonostante il denaro che fornite per conservare la foresta, noi non ne beneficiamo in alcun modo. I nostri antenati vivevano benissimo in questa foresta…Per favore pensate a noi poveri indigeni che utilizziamo la nostra foresta. Non ne possiamo più del modo in cui il progetto ci ha tagliati fuori dalla foresta.”

“Soffriamo molto a causa della conservazione. Le guardie ci minacciano, ci picchiano, ci derubano, persino fuori dal parco" hanno detto i Bayaka di Mossapoula. “Eppure abbiamo il diritto di entrare nel parco. Prima di continuare a dare finanziamenti, vi chiediamo di venire a Mossapoula, così potrete ascoltare i nostri problemi e chiedere il nostro consenso.”

Saki, una donna Bayaka il cui marito è stato trovato ucciso nella foresta. In base alle prove trovate sul luogo del delitto, la famiglia è convinta che sia stato assassinato dai guardaparco. © Survival

“Il WWF viene qui dal 1996. Eravamo molto felici. Ma ora ci ritroviamo marginalizzati e perseguitati in ogni modo…" ha detto il capo Bakwele di Ndongo. “Qui ora viviamo solamente di riso, davvero. Signore, i suoi agenti sono molto, molto duri nelle loro aggressioni e non vogliamo che vengano mai più qui.”

“In breve, a coloro che finanziano diciamo: se avete qualche progetto, venite voi stessi sul campo. Ripeto: i vostri agenti non sono qui per lavoro ma per corruzione. Le guardie sono diventate i veri bracconieri. Non rispettano più i limiti del parco. E noi non abbiamo più accesso al parco.”

Mentre i collezionisti di trofei sono incoraggiati a uccidere grandi animali, i “Pigmei” rischiano aggressioni e pestaggi, torture e persino la morte. I popoli indigeni vengono sfrattati illegalmente con la forza da vaste aree della loro terra ancestrale e sono costretti a vivere ai margini delle strade, dove dilagano povertà e malattie. Subiscono violenze e un grave peggioramento delle loro condizioni di salute nel nome della conservazione – mentre il WWF e la WCS stringono partnership con compagnie del legname come Rougier, CIB e SINFOCAM.

“Come dimostrano queste forti dichiarazioni dei ‘Pigmei’, i progetti di conservazione sono letali per i popoli indigeni nella regione del bacino del Congo” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival. "Dal loro punto di vista, il WWF e la WCS hanno sottratto la loro terra, ignorato i loro diritti e continuano a finanziare chi commette abusi nei loro confronti. Il WWF e la WCS hanno trasformato gli alleati naturali della conservazione nelle sue vittime. Le grandi organizzazioni della conservazione devono davvero iniziare ad ascoltare questi popoli indigeni.”

Il guardaparco camerunense Mpaé Désiré, che nel 2015 è stato accusato di aver picchiato i Baka e nel 2016 è stato arrestato per coinvolgimento nel commercio illegale di fauna selvatica. © Facebook

Background
- Il WWF è attivo da decenni nel bacino del Congo. Survival ha sollevato per la prima volta preoccupazioni circa i suoi progetti nel 1991.
- Nella regione vi sono fitte foreste pluviali e diverse specie caratteristiche, tra cui il pangolino gigante, il gorilla di pianura e l’elefante della foresta. Popoli indigeni come i Baka e i Bayaka hanno vissuto e gestito i loro ambienti per generazioni.
- Secondo alcuni rapporti dell’Unione Europea, in Camerun nessuna attività di taglio del legname viene condotta legalmente. Nonostante questo, il WWF ha stretto partnership con diverse aziende attive nella regione.
- Il WWF sostiene la necessità di proteggere la fauna selvatica dai bracconieri come giustificazione per il finanziamento, l’addestramento e l’equipaggiamento dei guardaparco. Tuttavia, diverse di queste guardie sono state a loro volta coinvolte nel commercio illegale di fauna selvatica. All’inizio di quest’anno, per esempio, una guardia, Mpae Desiré, è stata arrestata per coinvolgimento in questo tipo di attività illecite.
- “Spesso le guardie aprono scatole di sardine e le lasciano come esca per attirare i leopardi, così da poterli cacciare per le loro pelli” ha detto a Survival un uomo Baka. Le tribù della foresta hanno una impareggiabile conoscenza del loro ambiente, ma il WWF preferisce invece affidarsi a guardie armate e funzionari corrotti.

Liquid error: internal

I popoli indigeni hanno vissuto e gestito i loro ambienti per millenni. Le loro terre non sono “vergini” e le prove dimostrano che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro. Sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale. A guidare il movimento ambientalista dovrebbero essere loro.

Ma i popoli indigeni vengono sfrattati illegalmente dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione. Le grandi organizzazioni per la conservazione sono colpevoli di sostenere questa situazione. Non denunciano mai gli sfratti.

Le grandi organizzazioni per la conservazione stringono partnership con l’industria e il turismo, e stanno distruggendo i migliori alleati dell’ambiente.

Condividere